Se un comico è diventato il leader più seguito al mondo, capace di coagulare intorno alla sua figura l’intero Occidente, ce n’è un altro in Africa che potrebbe guidare una rivoluzione culturale. Bonaventure Madjitoubangar, in Ciad, ha una missione: abbattere muri e barriere attraverso la poesia e il teatro.

L’artista 35enne, fondatore della compagnia Théâtre Elan, organizza letture teatrali per le strade della capitale N’Djamena, all’interno dei suoi quartieri popolari.

E così, a volte in mezzo ai rifiuti, seduto su un mucchio di mattoni, di fronte ai passanti attratti dalle note del balafon, uno xilofono africano, tra cui molti bambini, declama versi di autori africani. Tra i temi, quello dell’esodo, molto sentito dai suoi concittadini che continuano senza sosta a lasciare il Paese a causa della povertà, con il rischio di finire annegati come tanti altri esuli del Mediterraneo.

Madjitoubangar organizza anche laboratori culturali in strada con i bambini, perché “senza cultura non c’è futuro”.

In Ciad, terzo paese meno sviluppato del pianeta, secondo le Nazioni Unite, circa il 42% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, solo il 20% sa leggere e scrivere, e i circa 15 milioni di abitanti non hanno teatri e cinema.

Sembrano tornare alla mente i nostri cantastorie, che animavano le strade dei paesi italiani, soprattutto in Sicilia, Toscana e Veneto, dagli anni venti del Novecento in poi. Quelle voci e i suoni che portavano storie, da ascoltare con gli occhi attenti, per quello che nessuno poteva immaginare si chiamasse cultura.

Mauro Monti
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