(c) Photo AFP/ Boris HORVAT

Quello che più colpisce attraversando un bosco, è l’insieme di suoni e versi che provengono da rami nascosti nella folta vegetazione e così in alto da non arrivarci neanche con gli occhiali.

E il mare? Qual è il suono del mare?

Si dice: essere muto come un pesce, no? Certo, conosciamo il suono delle balene che per chilometri si propaga nelle acque profonde dell’Oceano, ma questo non è l’unico.

Alcuni ricercatori del CEFREM, il Centro di Ricerca francese sull’ambiente del Mediterraneo, hanno registrato nelle praterie di fanerogame, un suono che richiama il gracchiare delle rane.

“Ci sono voluti tre anni – ha detto la ricercatrice Lucia Di Iorio – per scoprire la specie che produceva quel suono”: era uno scorfano.

Esperti di nove paesi stanno lavorando alla realizzazione del GLUBS, Global Library of Underwater Biological Sounds che aiuterà anche nella salvaguardia di specie che principalmente notturne e dunque difficilmente monitorabili visivamente.

Secondo gli scienziati, tutte le 126 specie di mammiferi marini emettono suoni, così come almeno 100 invertebrati acquatici e circa 1.000 specie di pesci. Suoni che possono trasmettere un’ampia gamma di messaggi: di pericolo, accoppiamento, ma anche legati per esempio al semplice nutrimento.

Molti pesci producono un caratteristico suono di tamburi attraverso la contrazione di un muscolo intorno alla vescica natatoria. La frequenza, il ritmo e il numero di impulsi variano da una specie all’altra: è una sorta di codice a barre sonoro.

Questa nostra Terra che pensavamo ormai di conoscere come le nostre tasche, ci regala ancora nuove frontiere da esplorare e meraviglie da ammirare.

Mauro Monti
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