Genesi 3,19

Mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai.


Ecclesiaste 3,20

Tutti vanno in un medesimo luogo;

tutti vengono dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere.

Polvere di stelle eravamo e polvere di stelle ritorneremo ad essere ma intanto studiamo quella di astri vicini e lontani per capire la formazione del nostro sistema solare e, attraverso il carbonio allo stato primordiale presente sugli asteroidi, ricavare informazioni sull’origine della vita.

Il 24 settembre torna sulla Terra la sonda OSIRIS-Rex, che dal 2018 al 2021 ha orbitato intorno all’asteroide 101955 Bennu, riuscendo a prelevare un tesoretto di rocce da riportare a casa.

Identificato nel 1999 da LINEAR, l’asteroide ha una forma sferoidale, con un diametro medio di circa 500 metri.

Osservare Bennu da vicino è stata una scoperta: non aveva né l’aspetto né il comportamento che era stato previsto. Dalle prime letture della temperatura si pensava fosse ricoperto di minuscoli ciottoli, invece le immagini ricevute mostravano veri e propri massi. All’improvviso, comprendere lo spazio all’interno di quelle rocce spaziali è diventata la chiave per risolvere il rebus.

OSIRIS-Rex’s spacecraft takes images of the boulders on Bennu. Credit: NASA’s Goddard Space Flight Center / University of Arizona

Serviva dunque un esperto e la Nasa lo ha trovato tra i gesuiti: fratel Robert J. Macke, curatore della collezione di meteoriti del Vaticano, ha progettato infatti un dispositivo che si adatta all’interno del contenitore isolato dove gli scienziati maneggeranno il campione, al Johnson Space Center di Houston.

Questo strumento è un picnometro, e misurerà la densità dei campioni di roccia. Con i colleghi della Specola Vaticana ha perfezionato in questi anni le tecniche per misurare la densità e la porosità delle rocce di meteoriti contando su un tesoro di circa 1.200 esemplari presenti nella collezione Vaticana.

Esistono due tipi di densità: quella apparente che deriva dal volume dell’intera superficie esterna di una roccia, compreso l’eventuale spazio dei pori e la densità dei grani, che tiene conto del volume delle parti solide della roccia senza i vuoti. Confrontando questi due valori si possono ottenere misurazioni della porosità.

Con l’aiuto di fratel Macke si tenterà di ottenere quello che per esempio non hanno evidenziato le precedenti missioni di ritorno di campioni di asteroidi effettuate dall’agenzia spaziale giapponese.

Si cercherà di comprendere, tra l’altro, perché Bennu, quello che resta di un asteroide molto più vecchio e più grande, non sia riuscito a trasformarsi in un pianeta.

Credit: University of Arizona

Mauro Monti
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