Photo AFP / Noel Celis

Abbiamo riempito il mondo di plastica. Secondo studi recenti il peso totale della plastica sulla Terra è quattro volte la biomassa di tutti gli animali viventi. Nel mezzo dei nostri oceani si sono formate enormi isole galleggianti di rifiuti che nessuno mai si prenderà carico di rimuovere. Perché sono diventate di tutti e dunque di nessuno.

Il nostro amore per la Terra, per l’unica casa possibile e disponibile nel giro di centinaia di anni luce, è come cantava Carmen Consoli, un amore di plastica.

Abbiamo superato enormemente i limiti di sicurezza per l’umanità e per la prima volta gli scienziati si sono espressi su un drastico taglio della produzione di tali prodotti inquinanti.

A fine febbraio, a Nairobi, le Nazioni Unite terranno un incontro sulla lotta all’inquinamento da plastica e uno studio dello Stockholm Resilience Centre ne ha anticipato i temi.

“Alcune sostanze chimiche – ha dichiarato la professoressa Bethanie Carney Almroth dell’Università di Goteborg – stanno interferendo con i sistemi ormonali, interrompendo la crescita, il metabolismo e la riproduzione della fauna selvatica”

Il riciclo finora non ha dato risultati incoraggianti, arrivando a coprire solo il 10% della plastica mondiale attualmente immessa sul mercato.

Ma quello che più preoccupa sono le conseguenze di tutti questi prodotti chimici e di laboratorio, sviluppati per lo più negli ultimi 70 anni, come plastica, antibiotici, pesticidi, sull’ambiente che ci circonda e sulla catena alimentare fino ad arrivare al nostro organismo.

Gli studi sono solo all’inizio e non conosciamo gli effetti su larga scala e a lungo termine. Stiamo parlando di 350.000 sostanze diverse delle quali meno della metà presenti nell’inventario REACH dell’Unione europea e di questi, solo un terzo oggetto di studi dettagliati di tossicità.

A Nairobi ascolteremo l’appello degli scienziati a tagliare la produzione di alcuni di questi prodotti e ancora una volta la scelta sarà tra il futuro e la sopravvivenza stessa del genere umano, e il guadagno di pochi mascherato da difesa del lavoro e sviluppo.

Mauro Monti
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