Papa Francesco: la sfida di oggi? Vincere la cultura del provvisorio

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Papa Francesco Panama gesuiti

Papa Francesco Panama gesuiti

Una delle tappe del Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Panama, in occasione della Gmg, è stato l’incontro in Nunziatura con 30 gesuiti della provincia centroamericana, che comprende i territori di Panama, Costa Rica, Nicaragua, El Salvador, Honduras e Guatemala.

L’incontro viene raccontato da p. Antonio Spadaro su La Civiltà Cattolica. Tra le domande poste al Santo Padre, quella sulla professione dei voti, una scelta di vita definitiva, come il matrimonio.

Il Papa ha risposto che “Giocarsi la vita è una delle cose più arrischiate che ci siano oggi. Siamo in un’epoca – ha continuato – in cui il provvisorio prevale sul definitivo. Sempre. Ad esempio, si dice: «Mi sposo per tutta la vita… finché dura l’amore». Insomma, è come se dicessi: «Mi sposo per tre o quattro anni, poi, al primo conflitto, al primo raffreddamento dell’amore, mi cerco un’altra compagna». Un vescovo venuto in visita mi raccontava che un giovane avvocato, appena laureato, ventitreenne, zelante, inserito in un gruppo, gli aveva detto: «Voglio farmi prete, ma per dieci anni!». Ecco il provvisorio! C’è un libro di José Comblin di quaranta o cinquant’anni fa, introvabile, che si intitola O provisório e o definitivo, e parla della filosofia della cultura che oggi emerge: quella del provvisorio. Tutto c’è finché dura. Finché dura la consolazione, finché mi trattano bene”.

“A volte – ha aggiunto Francesco – la vita non ti tratta bene, ti tratta come un delinquente. E se tu ami Colui che è stato trattato come un delinquente, non puoi fare altro che sopportare. È definitivo”.

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“Giocarsi la vita”: questa stessa espressione Papa Francesco l’ha utilizzata parlando ai partecipanti alla plenaria della congregazione per il clero, il 1° giugno 2017 nella Sala del Concistoro. “Essere preti – ha detto il Papa – è giocarsi la vita per il Signore e per i fratelli, portando nella propria carne le gioie e le angosce del Popolo, spendendo tempo e ascolto per sanare le ferite degli altri, e offrendo a tutti la tenerezza del Padre. Partendo dalla memoria della loro esperienza personale – quando erano all’oratorio, coltivavano sogni e amicizie animati dall’amore giovanile per il Signore –, i novelli sacerdoti hanno la grande opportunità di vivere questa condivisione con i giovani e i ragazzi. Si tratta di stare in mezzo a loro – anche qui vicinanza! – non soltanto come un amico tra gli altri, ma come chi sa condividere con il cuore la loro vita, ascoltare le loro domande e partecipare concretamente alle diverse vicissitudini della loro vita. I giovani non hanno bisogno di un professionista del sacro o di un eroe che, dall’alto e dall’esterno, risponda ai loro interrogativi; essi sono attratti piuttosto da chi sa coinvolgersi sinceramente nella loro vita, affiancandoli con rispetto e ascoltandoli con amore. Si tratta di avere un cuore colmo di passione e compassione, soprattutto verso i giovani”.

Quello che ci impedisce di giocarci la vita e di andare vicino a Gesù, è il fascino del provvisorio: “Noi – ha detto il Papa nell’omelia del 27 maggio 2013 a Santa Marta – siamo innamorati del provvisorio, mentre le proposte di Gesù sono definitive. Il provvisorio ci piace perché abbiamo paura del tempo di Dio, che è un tempo definitivo”.

Ma queste scelte non riguardano solo i preti, la stessa paura del definitivo si insinua anche nelle coppie che si avvicinano al matrimonio.

Proprio ai fidanzati, il Santo Padre si rivolge il 14 febbraio 2014 in piazza San Pietro, chiedendo a loro: “E’ possibile amarsi per sempre? Avere paura di una scelta definitiva – dice Francesco – è propria della nostra cultura, fare scelte per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi – continua – tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: “stiamo insieme finché dura l’amore”, e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così il matrimonio”.

Ma cosa intendiamo per “amore”? – continua a chiedere il Papa – “Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli! Costruire qui significa favorire e aiutare la crescita. Cari fidanzati, voi vi state preparando a crescere insieme, a costruire questa casa, per vivere insieme per sempre. Non volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio. La famiglia nasce da questo progetto d’amore che vuole crescere come si costruisce una casa che sia luogo di affetto, di aiuto, di speranza, di sostegno. Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla “cultura del provvisorio”!

E arriviamo alla domanda: Come si cura questa paura del “per sempre”?

“Si cura giorno per giorno – dice il Papa – affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi – passi piccoli, passi di crescita comune – fatto di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede. Perché, cari fidanzati, il “per sempre” non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani. Mi viene in mente il miracolo della moltiplicazione dei pani: anche per voi, il Signore può moltiplicare il vostro amore e donarvelo fresco e buono ogni giorno. Ne ha una riserva infinita! Lui vi dona l’amore che sta a fondamento della vostra unione e ogni giorno lo rinnova, lo rafforza. E lo rende ancora più grande quando la famiglia cresce con i figli”.

Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano

“In questo cammino – continua il Papa – è importante e necessaria la preghiera, sempre. Lui per lei, lei per lui e tutti e due insieme. Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore. Nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Gli sposi possono imparare a pregare anche così: “Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano”, perché l’amore quotidiano degli sposi è il pane, il vero pane dell’anima, quello che li sostiene per andare avanti. Questa è la preghiera dei fidanzati e degli sposi. Insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più vi affiderete a Lui, più il vostro amore sarà “per sempre”, capace di rinnovarsi, e vincerà ogni difficoltà.

E allora, la libertà?

“La libertà non è certo fare tutto ciò che si vuole – ha detto il Papa nella preghiera del Santo Rosario a Santa Maria Maggiore il 4 maggio 2013 – lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. No, quella non è libertà! La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita! Maria da buona madre ci educa ad essere, come Lei, capaci di fare scelte definitive; scelte definitive, in questo momento in cui regna, per così dire, la filosofia del provvisorio. È tanto difficile impegnarsi nella vita definitivamente. E lei ci aiuta a fare scelte definitive con quella libertà piena con cui ha risposto “sì” al piano di Dio sulla sua vita (cfr Lc 1,38)”.

Mauro Monti
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