Omelia di Papa Francesco dell’11 maggio 2017 – Quando il popolo di Dio si ferma, diventa prigioniero

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Papa Francesco a Santa Marta

Il cammino individuale e quello della Chiesa: questo aspetto della nostra vita di cristiani è al centro dell’omelia di Papa Francesco nella Messa celebrata oggi, 11 maggio 2017 a Casa Santa Marta. Prendendo spunto dalla Prima Lettura (At 13,13-25), il Santo Padre ha descritto il cammino della Chiesa, che va avanti tra santi e peccatori, approfondendo la fede e la morale, portata avanti dalla santità nascosta e quotidiana di tanti cristiani. Ma c’è un altro cammino: quello individuale che ognuno di noi compie all’interno di quello più grande della Chiesa. Un cammino che ci porta alla fine della nostra vita, verso la nostra personale pienezza dei tempi, fatto di tanti passi e tra questi quello della confessione dei nostri peccati.

Questa è la trascrizione della parte di audio disponibile:

“Pensiamo alla schiavitù: quando andavamo a scuola ci raccontavano cosa facevano con gli schiavi, li portavano da un posto, li vendevano in un altro, in America Latina si vendevano, si compravano … E’ peccato mortale. Oggi diciamo questo. Lì si diceva: ‘No’. Anzi, alcuni dicevano che si poteva fare questo, perché questa gente non aveva anima! Ma si doveva andare avanti per capire meglio la fede, per capire meglio la morale. ‘Ah, Padre, grazie a Dio che oggi non ci sono schiavi!’. Ce ne sono di più!… ma almeno sappiamo che è peccato mortale. Siamo andati avanti: lo stesso con la pena di morte che era normale, un tempo. E oggi diciamo che è inammissibile, la pena di morte”.

“Il popolo di Dio è in cammino. Sempre. Quando il popolo di Dio si ferma, diventa prigioniero in una stalla, come un asinello, lì: non capisce, non va avanti, non approfondisce la fede, l’amore, non purifica l’anima. Ma c’è un’altra pienezza dei tempi, la terza. La nostra. Ognuno di noi è in cammino verso la pienezza del proprio tempo. Ognuno di noi arriverà al momento del tempo pieno e la vita finirà e dovrà trovare il Signore. E questo è il momento nostro. Personale. Che noi viviamo nel secondo cammino, la seconda pienezza del tempo del popolo di Dio. Ognuno di noi è in cammino. Pensiamo a questo: gli apostoli, i predicatori, i primi, avevano bisogno di far capire che Dio ha amato, ha scelto, ha amato il suo popolo in cammino, sempre”.

“E’ capire che sono in cammino, in un popolo in cammino e che un giorno – forse oggi, domani o fra trent’anni – mi troverò faccia a faccia con quel Signore che mai ci lascia soli, ma ci accompagna nel cammino. Pensate questo: quando io vado a confessarmi, penso a queste cose? Che sono in cammino? Che è un passo verso l’incontro con il Signore, verso la mia pienezza dei tempi? E questa è la grande opera di misericordia di Dio”.

 

At 13,13-25

Salpàti da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!». Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant’anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuèle. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Sàul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant’anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali».

Mauro Monti
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