Udienza Generale di Papa Francesco del 26 aprile 2017 – La nostra fede è un’àncora nel Cielo

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Se dovessimo cercare un simbolo che rappresenti bene la catechesi di Papa Francesco di oggi, 26 aprile 2017, non faremmo fatica a scegliere l’àncora. Uno dei simboli cristiani più antichi e anche uno di quelli più amati dal Santo Padre. La nostra fede è un’àncora nel Cielo, fissata alla riva del nostro approdo e noi non dobbiamo fare altro che prendere tra le mani la corda e tirare la nostra barca verso quella riva, nel pellegrinaggio continuo che è la nostra vita. Un cammino che non affrontiamo da soli, perché Gesù è con noi, sempre, fino alla fine dei tempi.

Queste le parole di Papa Francesco:

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Le ultime parole del Vangelo di Matteo richiamano l’annuncio profetico che troviamo all’inizio: «A lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,23; cfr Is 7,14). Dio sarà con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo, Gesù camminerà con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Tutto il Vangelo è racchiuso tra queste due citazioni, parole che comunicano il mistero di un Dio il cui nome, la cui identità è essere-con, in particolare con noi, cioè con la creatura umana. Il nostro non è un Dio assente, sequestrato da un cielo lontanissimo; è invece un Dio “appassionato” dell’uomo, così teneramente amante da essere incapace di separarsi da lui. Noi umani siamo abili nel recidere legami e ponti. Lui invece no. Se il nostro cuore si raffredda, il suo rimane incandescente. Il nostro Dio ci accompagna sempre, anche se per sventura noi ci dimenticassimo di Lui. Sul crinale che divide l’incredulità dalla fede, decisiva è la scoperta di essere amati e accompagnati dal nostro Padre, di non essere mai lasciati soli da Lui.

La nostra esistenza è un pellegrinaggio, un cammino. Anche quanti sono mossi da una speranza semplicemente umana, percepiscono la seduzione dell’orizzonte, che li spinge a esplorare mondi che ancora non conoscono. La nostra anima è un’anima migrante. La Bibbia è piena di storie di pellegrini e viaggiatori. La vocazione di Abramo comincia con questo comando: «Vattene dalla tua terra» (Gen 12,1). E il patriarca lascia quel pezzo di mondo che conosceva bene e che era una delle culle della civiltà del suo tempo. Tutto cospirava contro la sensatezza di quel viaggio. Eppure Abramo parte. Non si diventa uomini e donne maturi se non si percepisce l’attrattiva dell’orizzonte: quel limite tra il cielo e la terra che chiede di essere raggiunto da un popolo di camminatori.

Nel suo cammino nel mondo, l’uomo non è mai solo. Soprattutto il cristiano non si sente mai abbandonato, perché Gesù ci assicura di non aspettarci solo al termine del nostro lungo viaggio, ma di accompagnarci in ognuno dei nostri giorni.

Fino a quando perdurerà la cura di Dio nei confronti dell’uomo? Fino a quando Gesù si prenderà cura di noi? La risposta del Vangelo non lascia adito a dubbi: fino alla fine del mondo! Passeranno i cieli, passerà la terra, verranno cancellate le speranza umane, ma la Parola di Dio è più grande di tutto e non passerà. E lui sarà il Dio con noi, il Dio Gesù che cammina con noi. Non ci sarà giorno della nostra vita in cui cesseremo di essere una preoccupazione per il cuore di Dio. Ma cosa sta dicendo? Non ci sarà giorno della nostra vita in cui cesseremo di essere una preoccupazione per il cuore di Dio. Lui si preoccupa di noi e cammina con noi e lo fa semplicemente perché ci ama! Capito questo? Ci ama! E Dio sicuramente provvederà a tutti i nostri bisogni, non ci abbandonerà nel tempo della prova e del buio. Questa certezza chiede di annidarsi nel nostro animo per non spegnersi mai. Qualcuno la chiama con il nome di “Provvidenza”. La vicinanza di Dio, l’amore di Dio, il camminare di Dio con noi,  si chiama anche la Provvidenza di Dio: Lui provvede alla nostra vita.

Non a caso tra i simboli cristiani della speranza c’è l’àncora – un simbolo che a me piace tanto. Essa esprime che la nostra speranza non è vaga; non va confusa con il sentimento mutevole di chi vuole migliorare le cose di questo mondo in maniera velleitaria, facendo leva solo sulla propria forza di volontà. La speranza cristiana, infatti, trova la sua radice non nell’attrattiva del futuro, ma nella sicurezza di ciò che Dio ci ha promesso e ha realizzato in Gesù Cristo. Se Lui ci ha garantito di non abbandonarci mai, se l’inizio di ogni vocazione è un «Seguimi», con cui Lui ci assicura di restare sempre davanti a noi, perché allora temere? Con questa promessa, i cristiani possono camminare ovunque. Anche attraversando porzioni di mondo ferito, dove le cose non vanno bene, noi siamo tra coloro che anche là continuano a sperare. Dice il salmo: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23,4). È proprio dove dilaga il buio che bisogna tenere accesa una luce. Torniamo all’ancora; l’ancora viene buttata dai navigatori sulla spiaggia e poi si aggrappano alla corda per avvicinare la barca alla riva. La fede nostra è l’ancora in Cielo, noi abbiamo la nostra vita ancorata in Cielo; cosa dobbiamo fare? Aggrapparci alla corda e andare avanti perché siamo sicuri che la nostra vita è come un’ancora che è nel Cielo, in quella riva dove arriveremo.

Certo, se facessimo affidamento solo sulle nostre forze, avremmo ragione di sentirci delusi e sconfitti, perché il mondo spesso si dimostra refrattario alle leggi dell’amore. Preferisce tante volte le leggi dell’egoismo. Ma se sopravvive in noi la certezza che Dio non ci abbandona, che Dio ama teneramente noi e questo mondo, allora subito muta la prospettiva. “Homo viator, spe erectus”, dicevano gli antichi. Lungo il cammino, la promessa di Gesù «Io sono con voi» ci fa stare in piedi – eretti – con speranza, confidando che il Dio buono è già al lavoro per realizzare ciò che umanamente pare impossibile. Perché l’ancora è sulla spiaggia del Cielo.

Il santo popolo fedele di Dio è gente che sta in piedi e cammina nella speranza. E dovunque va, sa che l’amore di Dio l’ha preceduto: non c’è parte del mondo che sfugga alla vittoria di Cristo Risorto, la vittoria dell’amore.

 

parole Papa Francesco

Mauro Monti
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